Profumo di donna

(da Profumo di donna, di Giuseppe D’Altino)

Nei miei ricordi, avevo quattro, forse cinque anni, nella cucina scura in cima alle scale, quando scoprii le donne, senza sapere che fossero.
Avevo una fidanzata da sposare, senza sapere che dicessi, che si chiamava Laura.
L’immagine è una bambina bionda senza volto, più piccolina di me, in un cortile di ghiaia, ed i grandi che ridevano di questa cosa che ci si sarebbe sposati.
Un’altra immagine sono io che gioco con un carrarmato di legno giallo, l’ho ancora, sotto la sedia dove mia madre allattava mio fratello. Un fagotto bianco di lana. La sedia era di legno, impagliata.
Poi le donne.
In questa immagine sono sotto il tavolo della cucina, e ci sono delle donne, forse la tata, forse mia zia, con le loro lunghe gonne, e la mia curiosità di sapere che ci fosse, sotto le gonne.
Ricordo delle cosce chiare, pesanti, ed io che mi spingevo a guardare là sotto, il mistero nascosto.
Le donne che se ne accorgevano, e ridevano, forse io ero imbarazzato, forse no.
Quella è la mia prima immagine del “profumo di donna” che in vario modo, in diversi tempi, ho inseguito.
Non so, non ricordo, quale fosse la ragione, o che mi spingesse, di tutte le cose di cui potevo essere curioso di sapere, e sono sempre state tante.
Ma quella era “speciale”..
E quella è la radice che mi ha spinto nel tempo a “guardare”, sempre con meraviglia stupita, con tenerezza e devozione, i corpi levigati delle donne, le loro curve così ben innestate, i loro segreti e misteri.

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