Vincitori e vinti

(da Tempus Fugit, di Marco Bellieni)

Vincitori o vinti. Vincitori e vinti.
Nel tempo si è spesso vincitori, per essere in salute, ricchi, innamorati, giovani. E quando si è vincitori “vae victis” “guai ai vinti!”. Dalla posizione di vincitori non si ha percezione, e nemmeno interesse, del come siano e stiano i vinti. È facile giudicare, dare suggerimenti come quello infausto di Maria Antonietta che sbottò con un “se non hanno pane che mangino brioche!”… Per questo, ma non solo, perse la testa.
Che poteva sapere? Come vivevano nella suburra parigina di fine settecento? Dalle sale illuminate di Versailles? Da tutta una vita nell’aristocrazia europea?
Non si può farle una colpa, nemmeno d’ignoranza.
Chi è in salute, o non ha problemi di denaro, o è innamorato, o anche soltanto giovane, che può sapere della malattia debilitante, o della miseria, o della solitudine, o della vecchiaia? Anche se l’avesse letto in dotti libri, non saprebbe se non di un’immagine, una rappresentazione della realtà.
La realtà, quella che ti morde ai calcagni, è altra cosa. Soprattutto la realtà è continua, fatta di molti minuti, giorni e anni.
Vincitori o vinti. Vincitori e vinti.
Nel tempo si è spesso vincitori, per essere in salute, ricchi, innamorati, giovani. E quando si è vincitori “vae victis” “guai ai vinti!”. Dalla posizione di vincitori non si ha percezione, e nemmeno interesse, del come siano e stiano i vinti. È facile giudicare, dare suggerimenti come quello infausto di Maria Antonietta che sbottò con un “se non hanno pane che mangino brioche!”… Per questo, ma non solo, perse la testa.
Che poteva sapere? Come vivevano nella suburra parigina di fine settecento? Dalle sale illuminate di Versailles? Da tutta una vita nell’aristocrazia europea?
Non si può farle una colpa, nemmeno d’ignoranza.
Chi è in salute, o non ha problemi di denaro, o è innamorato, o anche soltanto giovane, che può sapere della malattia debilitante, o della miseria, o della solitudine, o della vecchiaia? Anche se l’avesse letto in dotti libri, non saprebbe se non di un’immagine, una rappresentazione della realtà.
La realtà, quella che ti morde ai calcagni, è altra cosa. Soprattutto la realtà è continua, fatta di molti minuti, giorni e anni.
Però, nel tempo che viviamo, i più hanno modo di essere alternativamente vincitori e vinti.
La salute, la ricchezza, l’amore, e sicuramente la gioventù, sono doni che si consumano, cambiano, scompaiono. Così si ha l’avventura di passare dall’altra parte. A volte temporaneamente, a volte per sempre.
Se temporaneamente è una fortuna. Si saprà che voglia dire essere vinti, e si apprezzerà compiutamente il tornare vincitori, comprendente, se non si è stupidi o incapaci, il guardare con compassione i vinti. I vinti della/dalla vita.
La monetina che dai o rifiuti potrebbe essere la monetina che ti verrà data o rifiutata.
L’amore che neghi o di cui giochi potrebbe essere lo stesso che ti verrà negato o giocato.

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